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L’impatto economico di un vaccino

Spesso si tende a dare per scontati elementi come l’avanzamento della ricerca scientifica, argomenti di discussione relegati a dibatti tra tecnici. In realtà, comprendere come la ricerca scientifica – ad esempio in ambito sanitario – abbia un impatto decisamente rilevante negli assetti economici mondiali è di vitale importanza. L’abbiamo toccato con mano, in quest’ultimo anno. Covid-19 ci ha infatti costretto a fare i conti non solo con una emergenza sanitaria globale. Ma con l’onda lunga che ne è scaturita: una crisi economica. Il tracollo dei mercati finanziari dello scorso marzo, i Pil mondiali in caduta libera, le notizie circa lo stato di salute delle aziende sono ancora lì a ricordarcelo.

Proprio per questo assume grande valore il ruolo della ricerca scientifica, vero argine alla tenuta dei sistemi economici. Si nota ciò tanto nell’Occidente industrializzato quanto, a maggior ragione, in quegli Stati nei quali ancora grandi sono le difficoltà e lunga la strada verso un pieno benessere. Una delle ragioni principe del buon stato di salute di una nazione è sicuramente ricercabile anche nella valutazione di quanto sia evoluto il suo sistema sanitario. E della maniera nella quale riesce a prevenire i problemi di salute, laddove possibile.

Perché i vaccini fanno bene all’economia?

A cosa serve un vaccino? Un vaccino serve a ridurre al minimo – se non eliminare totalmente – la possibilità che un soggetto contragga una data malattia. In Italia i vaccini – suddivisi tra quelli obbligatori e quelli facoltativi – sono gratuiti per la popolazione. Ma viene calcolato un costo pro capite (cioè quanto lo Stato spende in vaccini per ogni cittadino) di poco più di 5euro. In un’epoca storica dove pullulano complottismi e fake news, si dovrebbe pensare che questa sia una spesa inutile. Beh, i dati economici raccontano una storia diversa. Secondo un rapporto dell’Agenzia del Farmaco, il costo pro capite che il Sistema Sanitario Nazionale spende per vaccinare la popolazione è di gran lunga inferiore rispetto a quanto spenderebbe se il singolo individuo non si vaccinasse. Viene infatti stimato che ogni euro speso in campagne di vaccinazione generi un ritorno di circa 44€, tra risparmi e costi evitati. Esistono quindi tanto i vantaggi diretti quanto quelli immateriali.

Allargando quindi il discorso nazionale su scala globale, appare determinante come le forze – in questo settore – debbano essere necessariamente messe in comune, al fine di abbattere l’incidenza che certi virus hanno ancora in non minima parte degli stati. L’esempio del vaccino – di varie case farmaceutiche – che sta debuttando in questi giorni contro il Covid-19 è abbastanza emblematico. Di come la cooperazione extranazionale abbia aiutato e velocizzato le pratiche scientifiche e quelle di distribuzione dello stesso. Non fosse chiaro: il buono stato di salute dell’Impresa Italia – dalle grandi aziende a quelle piccole, vero tessuto connettivo del sistema tricolore – passa anche da una buona gestione delle pratiche sanitarie nei prossimi mesi a venire. La sfida è sicuramente impegnativa, ma ne va del sistema imprenditoriale italiano.   

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