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Dove guadagna il franchisor?

Quando parliamo di franchising, dobbiamo sempre tenere a mente un aspetto centrale: sia chi si impegna nel plasmarne uno ex novo, che chi decide di affiliarsi ad uno già esistente è – de facto – un imprenditore o una imprenditrice. Cosa significa? Che ha a cuore in prima persona il fatto che l’attività che intende avviare abbia successo, che sia remunerativa e che possa avere un orizzonte temporale di medio-lungo periodo.

Senza tanto girarci attorno: è il guadagno che guida le scelte di una persona che vuole avviare un progetto imprenditoriale. Quando si fa azienda, non si dovrebbe badare al samaritanesimo. Casomai, la capacità di creare utili deve essere la linea guida che caratterizza un progetto imprenditoriale, nonché il suo di poter stare - a pieno titolo ed in buona salute - nel proprio mercato di riferimento.

Proprio per queste ragioni, se un partner (nella volontà di affiliarsi al vostro franchising) dovesse chiedere quanto si guadagna, sarà importante chiarire un aspetto, e cioè che, essendo l’affiliato un imprenditore, sarà in primis lui – e le sue specifiche capacità – l’artefice del proprio guadagno. In questo senso la domanda, seppur comprensibile, è infatti mal posta.

Se il quid dell’affiliato determina la capacità di guadagno, è compito del franchisor invece indicare dove il guadagno può realizzarsi. E cioè: quali siano i prodotti e/o le aree d’azione che determinano le marginalità. Detto in altre parole: dove puntare e con quali strumenti (spesso forniti dal franchisor stesso)  per avere la massima remunerazione possibile dal proprio lavoro. Sarà poi compito del franchisee mettere in atto tutto ciò.

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